Ibrahim Kodra (Ishmi, Albania, 1918 – Milano, 2006 -dove giunse nel 1938, rimanendovi fino alla morte-), artista italo-albanese di fama mondiale è ora ricordato in una piccola e sintetica (una ventina di opere), ma ben ordinata, mostra al Museo nazionale del Liechtenstein: Hommage an Ibrahim Kodra – Tribute to Ibrahim Kodra.
Cronologicamente orientata l’esposizione è aperta da un gruppo di lavori che già lasciano individuare il principale e costante tema dell’artista: l’uomo. Non mancano incursioni in quello che sarà un altro soggetto particolarmente caro al Maestro, l’acqua (Pesca sub, 1974), insieme al paesaggio (Città nuova, 2000)
La mostra si apre con alcune opere del periodo giovanile, in cui spiccano una Natura morta (soggetto tipicamente scolastico) e una Composizione del 1941, in cui la libertà nel tratteggiare la figura umana è prodromo di quella che sarà la sua cifra stilistica. È morto all’alba, 1944, è invece un pastello in grado di mostrare non solo le capacità tecniche dell’artista, che con tratti decisi (memori degli studi accademici e non estranei agli echi aurorali cubisti) costruisce le strutture corporee e il movimento delle figure, ma anche la partecipazione del giovane albanese alle vicende degli uomini immersi in una società che rischia di de-umanizzarli: in questi anni le vittime della guerra, nei successivi gli uomini-automi della società del consumo e della produzione.
Sulle pareti della sala espositiva che il museo ha riservato all’esposizione si svolge il cammino dell’artista attraverso fondamentali esperienze pittoriche: l’astrazione geometrica (Composizione, 1948) e l’informale (Senza titolo, 1950), che avranno riverberi anche nelle opere successive, per arrivare, alla fine degli anni 50 ad accedere ad una posizione fortemente personale di cui sono potente testimonianza le opere degli anni 70 come Omaggio ad Armstrong, 1972 e il già citato Pesca sub del 1974. Quest’ultima opera ci riporta alla tematica acquatica. L’elemento acqueo trascina con sé, poi, la questione del movimento, che l’artista saprà risolvere con la sua peculiare maniera: giustapponendo i colori e animando lo sfondo con zig-zag, segmenti ondulati, triangoli. Elementi che acquisiranno rilievo ed importanza nel corso della maturazione stilistica dell’artista di Ishmi, fino ad ottenere una propria “fisionomia” negli anni 70.
La sinteticità della mostra non permette di cogliere perfettamente come, verso la fine degli anni 50, Kodra abbia cominciato a maturare la necessità di addivenire ad una posizione fortemente personale, sia in ambito plastico/formale sia in ambito contenutistico.
Dal punto di vista formale, avvertì il bisogno di una disciplina che lo tutelasse da una caduta nel naturalismo, pericolo che l’artista vedeva insito nell’informale stesso (in effetti proprio in opere di quegli anni come Composizione, 1958 -non in mostra-, cominciano a riemergere dal magma informale figure umanoidi). Tutela che egli pensò di trovare attraverso il ricorso ad una decisa geometrizzazione del disegno; la quale non è estranea neppure all’orizzonte contenutistico. L’interesse dell’artista in questo percorso si specifica meglio ma non acquista una diversa direzione rispetto agli anni precedenti: centro della sua poetica resta l’uomo, l’umanità. Un’umanità che negli anni della ripresa economica si confronta con cambiamenti importanti, che investono i ruoli sociali, le relazioni interpersonali, l’organizzazione lavorativa. L’arte di Kodra è un’arte che non può essere disgiunta dalla vita e che prendere posizione nei confronti dei fenomeni che nascono dell’esistenza sociale. Con la sua arte Kodra si è sempre schierato. La poetica dell’artista italo-albanese si concentra dunque su questi cambiamenti, capaci di sconvolgere le esistenze. Prendono così forma cosciente i suoi robot, emblema di uomo ridotto ad automa, individuo che si configura sempre più nella sua qualità di ingranaggio di un sistema che lo disarma e lo spersonalizza: le forme squadrate denunciano questa spersonalizzazione dell’uomo.
Disarmati come persone, come individui, come soggetti, gli uomini rischiano di venir intruppati ed armati dal Potere e dai più forti che ne fanno oggetti e strumenti per i loro sogni di dominio (Sogno di un generale, 1982).
Con queste sue opere l’artista si inseriva all’interno del dibattito intellettuale che andava interrogandosi sulle conseguenze del modo di essere della società consumistica.
L’insistenza sul tema dell’uomo-automa costituisce il vertice, e il limite, della poetica di Kodra.
Dagli anni 80 il Maestro ravviverà la tavolozza, i colori si fanno più brillanti, vivi, saturi, rimanendo fedele alle sue tematiche. Mancano, purtroppo, in mostra esempi di marine che il Maestro animava con velieri multicolori (Senza titolo, 1981 -non esposto-) che solcano il mare in un’atmosfera serenamente irreale e fiabesca; la cui aria favolistica si respira comunque nelle opere dell’ultimissimo periodo, testimoniato in mostra dai quadri dai significativi titoli: Albania fantastica, 2000 e Lugano fantastica, 2005.
Senza titolo, 1981 Albania fantastica, 2000
Museo nazionale del Liechtenstein, Städtle 43, Vaduz ¦ 2 luglio – 25 ottobre 2020
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