Se sono notturni, lo sono di un altro mondo. Sottilmente inquietante e psicovisivamente disturbante. I diorami di Patrick Jacobs ci trasportano in un altro mondo, per fortuna ci si può arrivare quasi preparati perché le prime opere che s’incontrano sono alcune incisioni e alcune sculture bronzee: tutte hanno richiami all’universo vegetale che troveremo nei diorami. Le incisioni, di un rosso sanguigno, alternano alternano motivi fitomorfi a fitte griglie, tutte sono pervase da una forte sensazione di moto e vitalità.
Riproposti bidimensionalmente sono gli stessi fiori, gli stessi legni contorti, le stesse anse del fiume che si ritrovano nei diorami installati in un cubo bianco e visibili attraverso lenti convesse che colgono alla sprovvista lo spettatore, provocandogli un lieve giramento di capo. È proprio attraverso questi fori che si penetra nel mondo immaginario di Jacobs, in cui le atmosfere notturne sono lattiginose ed albeggianti: si vedono le stelle e la luna, ma il lucore spettrale (Silver Moonscape) e un’atmosfera di irreale chiarezza rendono arduo riconoscere il notturno che ci si aspetterebbe. Si rimane, tuttavia, ammaliati dall’incredibile, maniacale quantità di dettagli contenuti in questi microscopici mondi, tutti visibili e perfettamente delineati nonostante la marcata illusione di profondità: come nei paesaggi perugineschi in cui, anche degli alberi all’orizzonte, è possibile vedere ogni singola foglia. Sono paesaggi virtuali, letteralmente. Realtà aumentata che prende vita non digitalmente, ma per la grande capacità artigianale dell’artista. Il virtuosismo espresso in queste opere non è mera esibizione, è espressamente richiesto dalla tipologia di lavoro. Anche queste opere, questi paesaggi virtuali sono sculture, se le nuove frontiere della scultura sono quelle indicate dalla mostra “The Falseness of Holes” (anche qui, si passa attraverso buchi, lenti informatiche, per entrare in mondi costruiti artificialmente e digitalmente).
Vedere le sculture e le incisioni, da una parte, e i diorami, dall’altra, evidenzia anche la contraddizione insita in questi lavori dell’artista. Nonostante la lussureggiante vegetazione (alberi, fiumi, fiori, erba, foglie, funghi e allusioni sessuali) una sensazione di immobilità, e quindi di morte, aleggia su questi mondi. In controluce si può osservare una “speranza ecologica” in questo lavoro: potranno essere fecondi, questi mondi, forse se l’Uomo saprà adottare un atteggiamento più rispettoso della natura, meno predatorio e più cooperante; ma, al momento le loro potenzialità sono lì, sospese, in attesa -probabilmente- di poter germinare.
Dobbiamo uscire da questi microcosmi per ritrovare la notte nostra familiare in un esuberante vitalismo, testimoniato dai colori accesi, dai peni, dalle vagine, dai seni raffigurati nelle incisioni, talvolta troppo sfacciate. In queste opere il fascino della notte, quella che (ri)conosciamo nelle luci, nella sessualità, nei volti grotteschi al limite del mostruoso, è dischiuso.
Jacobs è, al tempo stesso, un creatore di mondi virtuali, letteralmente, e un narratore del mondo reale. In nessuno abitano pace e tranquillità, immoti i primi, turbinanti il secondo. In entrambi bisogna essere vigili e attenti, per evitare l’incantesimo dei primi, la seduzione della carne del secondo.
Contiguità (contenutistica) e contrasto (plastico) tra i mondi dei diorami e il mondo delle incisioni e delle sculture.
Nei diorami, la tecnica non può che essere spinta ad un eccesso di controllo, di artigianalità, di precisione; ma nelle incisioni l’artista non può avere il completo dominio del processo innescato dall’acido ed il dettaglio, il particolare sono opera anche dell’incontrollabile: appunto, contiguità (tematica) e contrasto (plastico).
The Pool NYC, Milano – 15 novembre 2019 ¦15 febbraio 2020
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